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Buon Compleanno Nonna

Buon Compleanno Nonna

(La tradizione del Calendario di stoffa)

di David Perry, scritto il 31 Marzo, 1998

Oggi cent’anni fa, vicino ad una piccola città agricola chiamata Sontag, nella Contea di Franklin, in Virginia, in una stanza di una casa di campagna illuminata da lampade al cherosene e riscaldata da generazioni, nacque una donna meravigliosa: mia nonna.

1898.

Quell’anno mi aveva da sempre affascinato. Chiedevo più volte: “Nonna, in che anno sei nata?”

Lei si sarebbe tolta lo spillo dalla bocca – tenuto li’ mentre cuciva alcuni vestiti, pantaloni o camice per un membro della famiglia, un amico o un cliente – e mi avrebbe detto:

“1898”.

Mi sembrava sempre esotico, questo vincolo di amore vivo per un altro secolo.

Ogni mattina di Natale l’intera famiglia poteva radunarsi attorno al tesoro della nonna o di “Zia Mildred’s”, cosi’ com’era conosciuta dai miei cugini. Li’, mi sarei seduto ai suoi piedi – curando l’albero di Natale orgogliosamente – e avrei distribuito i vari regali che i cugini e gli zii, le zie e gli amici avevano portato per la festa comune. Ogni famiglia aveva dei regali tradizionali: Claire faceva sempre fresche marmellate per tutti; Buster ed Estelle davano libri; le zie Helen e Blanche davano buoni pasto per i ristoranti, e una banconota da 10$ arrotolata in sciarpe o in materiale simile.

Il mio regalo annuale era (e lo e’ ancora) i calendari di stoffa – un tipo che purtroppo si vede poco in giro. L’anno si sarebbe dispiegato, decorato con ricami di cardinali, sagge frasi, disegni di slitte, e il popolare motivo di sempre: (quello ripetuto di mia nonna) “La cucina e’ il cuore della casa”.

Il nuovo anno arrivava, l’anno vecchio era messo da parte, lavato, e conservato con decadi di anni precedenti, per essere usato come panno da cucina, con il quale tenere in caldo le torte e i panini dal forno.

“Quando il 1968 tornerà?” Chiesi a mia nonna, mentre ripiegava quell’anno problematico e lo metteva nel cassetto.

“Perché?, figliuolo” lei sorrise toccando la mia guancia di bambino di sette anni. “Mai. Il 1968 non tornerà  mai più ”. Io guardavo mentre il tempo era avvolto nella stoffa, come ambra del sud, che spariva nell’armadio. 

Guardai ad ogni anno in modo differente, dopo quello. I giorni, i mesi, le stagioni -tutto si ripete – meno che gli anni…

…Mai più.

La casa di mia nonna in Richmond, Virginia ( la “grande città” dove le sorelle di campagna si trasferirono prima della Seconda Guerra Mondiale) era di suoni deliziosi e melodici odori. Pane al formaggio fatto al forno; “Campane d’argento” dal pianoforte; il sugo denso dell’arrosto e il porridge al mattino; “Gloria” alla sera.

Nei pomeriggi, mia nonna si sarebbe presa cura delle rose -e del suo mini “giardino di campagna” di fagioli, fagiolini e pomodori che si arrampicavano sullo stendino, nel suo curatissimo giardino. Era un luogo che dava sulla staccionata dei buoni vicini, e di sua sorella minore, Helen, la cui casa era direttamente dall’altra parte del vicolo. Blanche, la più piccola del trio di vedove, viveva a pochi isolati, dalla mia casa -la casa dei miei genitori- il quarto angolo del quadrato famigliare.

Svegliatasi prima dell’alba (sempre come una ragazza di campagna), mia nonna avrebbe fatto colazione. Dopo mezz’ora, mia madre ad io saremmo arrivati – tre generazioni che condividevano pochi minuti prima di andare ognuno per la sua strada: mia mamma al lavoro, il figlio e nipote all’angolo per aspettare l‘autobus per la scuola, mia nonna alla macchina da cucire, la cucina, il giardino e la pause delle 3 pm con “La Tempesta Segreta” e “Il Crepuscolo della Notte”.

‘I miei programmi”, avrebbe annunciato con un bacio, quando tornavo da scuola per aspettare il ritorno di mia mamma in quelle sere. (In anni futuri, la nonna – con una nota di stizza – passo’ a “La luce che guida”, non perdonando mai i produttori de “Il Crepuscolo della Notte” per aver ucciso Nicole dopo aver finalmente sposato Adam).

Donna di compassione buddista e di conversione metodista, respingeva il fumo, l’alcool, il gioco d’azzardo, e le opinioni della maggior parte degli evangelisti televisivi, che sempre la irritavano con le loro “maniere ipocrite”.

“Non ho mai visto niente di sbagliato nel danzare tuttavia”, lei avrebbe ammiccato, contraddicendo – ho sempre pensato – un adolescente di tendenze non del tutto ‘battiste’.

Le sue passioni erano pelare mele con le ultime notizie, il suo cespuglio di rose “Mr Lincoln”, la famiglia, e giocare a dama con il suo nipote più giovane che non la faceva mai vincere.

Appoggiando le sue mani sul piano e avendo suo nipote seduto di se’, insegno’ al giovane bambino come suonare “Notti silenziosi”, “La vecchia ruvida croce”, e inni e variazioni per i seguenti 30 anni.

La sua saggezza era: “Preoccupasi e’ come una sedia a dondolo, ti da’ qualcosa da fare, ma non ti porta da nessuna parte” e “Ogni lavoro che vale, vale la pena farlo bene”. Lei diceva inoltre a suo nipote chiacchierone che “Dio ha creato due orecchie e una bocca, dunque Lui vuole che ascolti il doppio di quello che parli”.

Nannie Mildred Tyree Hoard mori’ nel 1989 all’eta’ di 92 anni, essendo stata malata solo per poco tempo. Cinque anni prima, prese un aereo per la prima volta per vedere suo nipote minore laurearsi. Quattro mesi prima, lei tagliava ancora il prato. Una settimana prima, la sua memoria sorpassava quella di un server dell’ IBM.

A tutte le nonne, questa storia e’ per voi: scritta da tutti i vostri nipoti, con prosa limita dal linguaggio, ma con la poesia di un infinito amore.