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Ode a Orvieto

Ode a Orvieto

A Poem by David Eugene Perry

(Translated into Italian by Erika & Costanza Bizzari)

Unica.

Una parola troppo usata,

fatta per essere lasciata da:

sola.

Adolescenti che giocando

calciano il barattolo senza appendici digitali digitalis.

Forestieri e fanfaroni

gente di qui e chi guarda soltanto

rivestono le pietre del sacro e del profano

con le loro fantasticherie e fatiche.

La gioventù in posa sulle fontane storiche;

fonti gioiosamente guadagnate da eredità rugosi

seduti ai tavolini dei caffè che fumano e pensano e soltanto …

siedono.

E’ il giorno di San Giuseppe.

Tutt’intorno: professioni.

Ieri, processioni.

Oggi frittelle di pane della tradizione divise con un cameratismo appiccicoso.

Cattedrali in effusioni gloriose di un’edificazione senza tempo.

L’occasionale macchina aspetta paziente la processione più che occasionale

di gatti, cani,  passeggini e eleganti signore anziane che dirigono i loro scooter elettrici come se fosse Ferrari, fra il Corso e le rovine magnifiche che aspettano San Rocco.

Unica.

Tre campane dalla Torre del Moro: 17:45 in Piazza del Popolo.

Pareggio le gambe del tavolino con il mio tovagliolino di carta.

Baci su entrambe le guance.

Fortuiti incontro mancanti.

Ancora un bicchiere di Classico perché –

Perché no?

Domani. Domani lo facciamo di nuovo.

Unique.

Orvieto.